domenica 4 marzo 2012

Portrait di Joyce Lussu (L'asino d'oro Edizioni)


L’ironica e spregiudicata autobiografia di una donna irriducibile. Dalla Firenze degli anni Venti alla Heidelberg di Jaspers, dalla clandestinità alla guerra antifascista, dall’incontro con il grande patriota Emilio Lussu ai viaggi alla ricerca di poeti da tradurre, da Giustizia e Libertà al ’68, dalle lotte femministe a quelle del popolo curdo e infine a quelle ambientaliste. La storia di una donna che non voleva essere considerata speciale, ma ha anticipato ogni tempo. La storia di una donna che con parole semplici, sincere, spesso forti e disarmanti, fa riflettere su questioni pubbliche e private, sulla guerra, la politica, la religione, su realtà importanti e profonde come il rapporto uomo-donna e il rapporto genitori-figli. La storia di «una donna per» ovvero «costruttiva, generosa, capace di vedere il lato positivo e le possibilità della vita», come scrive Giulia Ingrao nella sua Prefazione.

Gioconda Salvadori Lussu, nota come Joyce, nasce a Firenze da genitori marchigiani, entrambi con ascendenze inglesi. Joyce vivrà all’estero gli anni dell’adolescenza, in collegi e ambienti cosmopoliti, maturando un’educazione non formale, ispirata agli interessi della famiglia per la cultura, l’impegno politico e la propensione al dialogo e ai rapporti sociali, che in seguito confermerà con il suo lavoro di traduttrice di poeti rivoluzionari del Terzo mondo, testimoni della cultura orale di diversi popoli. Tra questi in particolare Nazim Hikmet, ma anche Agostinho Neto e Jalal Talabani.

"(Sono un cantastorie di strada. Nazim Hikmet) Tra pochi anni arriverà il 2000. Non so perché, questa data m’appare speciale, importante, addirittura elettrizzante. Quando poi, in realtà è futile e arbitraria, tanto che basta farsi qualche chilometro più in là, su questo pianeta, tra gente che conta in un altro modo, per vederla sparire, ingoiata da cifre diverse, che non cominciano la conta da un fatto certamente mai avvenuto come la nascita di un messia. E se gli astronomi avessero sbagliato i loro calcoli? Se invece del 1° gennaio 2000 fosse il 25 marzo del 1998 o il 3 novembre del 2003? Ma non importa, dato che ci siamo messi d’accordo in parecchi che il 2000 è il 2000; e quando una finzione è comune diventa palpabile, si tocca con le mani. Voglio mettere il dito sul calendario, il 1° gennaio 2000, vedere per le strade grandi striscioni a lettere cubitali con su scritto Viva! Viva!, festeggiare il nuovo millennio come se dovesse essere un gran bel millennio. Ragazzi, se per caso entro il 31 dicembre 1999 la mia entropia personale fosse stata definitiva, cosa che non prevedo assolutamente, prendete un pennarello e un gran calendario pubblicitario e scrivete il mio nome ben chiaro sul 1° gennaio, come se fosse il mio compleanno. E cantate la canzone che quell’anno sarà di moda.”



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