domenica 17 gennaio 2010

Buone da Sposare

Presentazione ufficiale. Roma, 15 gennaio 2010

Lettura del racconto "MARIOLINA", pag.261

UN GIORNO SCONOSCIUTO

Mariolina non si ricordò mai quando era nata, non festeggiò mai un compleanno, fece i conti solo con il calendario, e ogni trentuno dicembre sapeva che era passato un altro anno della sua vita.
Il ricordo più remoto era di quando aveva dieci anni e stava in un orfanotrofio, assieme ad altri bambini. Era tra le bambine più grandi e si occupava delle più piccole, quindi era proprio lei a regalare affetto e dolcezza a chi ne aveva bisogno. Non si sentiva infelice perché ci aveva fatto l’abitudine in quella grande casa. Non conosceva le carezze di una mamma, ma la sognava sempre, anche in pieno giorno. Immaginava d’essere tra le sue braccia e ricevere un grande e caloroso abbraccio. Come quegli abbracci che dava alle sue compagne, quando cadevano, si facevano male ed erano tristi.
Con molta difficoltà una suora tirava su quell’orfanotrofio. Talmente improvvisato che facilmente andavano a letto senza cena, dando la precedenza ai bambini malati e più piccoli. La sopravvivenza come un gioco a sorte, perché solo la natura di ognuno poteva stabilire chi ce la faceva, oppure no.
A volte, nel buio della notte, Mariolina sentiva lo stomaco che si lamentava, quasi gridando, e si vergognava, pregando che gli altri stessero dormendo e non sentissero tutto quel rumore. Non capiva che non era colpa sua. In silenzio faceva le preghiere imparate a memoria durante le lezioni di catechismo, e chiedeva soltanto di potersi addormentare senza sentire più fame. Veniva su molto magra e minuta, si vedeva che soffriva, ma non era capace di lamentarsi, né di chiedere nulla.

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