lunedì 25 giugno 2007

Diario di una giornata dantesca

Il giorno è cominciato illudendo i mattinieri che sarebbe stata una giornata gradevole come temperatura, ma intorno alle nove un alito caldo proveniente dal sud, una corrente sahariana, inizia a soffiare lentamente e imperturbata, cambiando i pronostici meteo che annunciavano una breve tregua, una temperatura che non sarebbe andata oltre i 35°C.
Lasciando brevemente la fresca e piacevole stanza dell'ufficio per una fotocopia nella stanza di fronte al corridoio, l'impatto con l'aria calda mi lascia senza respiro e la sensazione di malessere è stata contenuta soltanto perchè sono entrata in un luogo provvisto di aria condizionata.
Con il passare delle ore la situazione atmosferica peggiora sempre di più e, alcuni, si lamentano di sentire odore di carne bruciata. Sembrava una battuta divertente, per sdrammatizzare un momento indescrivibile, ma alla fine della giornata, la conclusione breve è stata che gli esseri umani, esposti a tale torrida temperatura, erano in procinto di completare la propria cottura.
Cotti lentamente, come il ragù napoletano che impiega due giorni e una notte intera, per essere pronto la domenica. Gli ingredienti si disfano completamente, come le persone che oggi abbandonano le strade della città, si chiudono in casa, porte e finestre barricate, come se cercassero di impedire un'intrusione pericolosa.
I ventilatori e gli innumerevoli apparecchi condizionatori accesi al massimo, portando le centrali di distribuzione di energia elettrica al completo caos.
Sono tornata a casa in macchina e sono stata obbligata a chiudere i finestrini perché ho sentito, distintamente, il mio corpo bruciare con il calore che entrava. All'orizzonte, sulla strada, si potevano ammirare le onde di vapore che si alzavano e, per fortuna, il cammino è stato breve: è durato solo otto minuti.
Intorno alle ore sedici il vento si è sollevato più forte, rendendo possibile la veduta della sabbia del Sahara circolare tra le macchine ferme ai marciapiedi, tra le piante e gli alberi secchi e assetati, come le persone che chiedono solo aria, chiedono di poter respirare.
I telegiornali avvertono la popolazione di non abbandonare le proprie case nelle ore più calde, principalmente gli anziani ed i bambini, come le persone cardiopatiche.
L'ultima temperatura rilevata, alla stessa ora, segnalava 44°C, ma non si è saputa la temperatura percepita. Poi, l'ultimo dato importante che rivela quanto dura la sofferenza di un cittadino abitante in questa zona: il sole nasce alle ore 5.23 e cala - si fa per dire - alle ore 20.30.
Sento il vento forte che soffia là fuori come se fosse la tramontana d'inverno, sbattendo contro le tapparelle abbassate. D'inverno, però, è sufficiente accendere il riscaldamento, mettere un maglione in più. Ora non saprei più cosa togliermi di dosso.
Se resisteremo a questa tortura potremo lasciare una rivelazione ai posteri: l'inferno esiste!

Nessun commento: