venerdì 11 maggio 2012

COLPO D’OPPIO DI UGO SETTE CON UNA NOTA DI ALDO NOVE (LUPO EDITORE)


Ambientato a Q (come K fu la leggendaria città della trilogia di Àgota Kristòf), città del non-piùricco Nordest ma luogo qualsiasi della provincia italica, ispirato allo “Straniero” di Camus, “L’alieno” è un romanzo diverso. Immerso in atmosfere letterarie, le trasferisce ai nostri giorni e tempi bui, in modo ironico, grottesco, provocatorio, per un percorso irriverente nella conoscenza e nella diversità. Il protagonista, Ugo, giovane universitario e inventore di cose assurde, epigono moderno del più noto Mersault, abita il suo mondo quasi per caso, lo vive in modo distaccato, un mondo con cui non ha nulla da spartire e che può osservare nella sua completa Assurdità. Tutto appare comico, cinico, grottesco, disarmante e dissacrante in quella sua incapacità di trovare il bandolo della matassa, disseminando la strada di domande ricorrenti sulla Morte, la Felicità, l’Amore, la Vita e la condizione di Essere Umano. Il piccolo successo ottenuto presentando le proprie invenzioni in una trasmissione di un’emittente televisiva locale non gli basta a giustificarsi come Uomo e nemmeno lo interessa. Lui non è un tronista e nemmeno un politico. La vicenda si dipana così tra cronache familiari al limite della farsa e del teatro dell’assurdo, personaggi che sembrano uscire direttamente da libri e film, e un angosciante e kafkiano processo dal registro assai comico, ma che a guardare bene non è tanto distante dalla realtà annunciata quotidianamente da giornali e tg nazionali. E dal romanzo emerge con forza il vero tema del libro, il “diverso” e con esso il razzismo serpeggiante nella nostra società. Alieno, in fondo, è ciascuno di noi di fronte all’Assurdità del Mondo. L’importanza di essere Ugo è il “prequel” de L’alieno. Building romance, dal titolo ammiccante alla commedia di Wilde, mette crudelmente a nudo la dicotomia tra essere e apparire nella società moderna, l’idiosincrasia che nasce tra sogno che si vorrebbe vivere e la vita che si vive con le sue costrizioni. Politicamente scorretto, tra amore e bizzarrie, prese di coscienza e creazione di nuove identità, si scaglia contro razzismo e politica, ironizza sulle scuole di scrittura, sulle ambizioni illusorie, sulla tv e lo showbiz, fino a toccare temi scottanti come l’eutanasia e la teledipendenza, restituendo una disamina cinica e divertente della nostra società. Con una concezione neo-leonardesca rimette l’uomo al centro del mondo, l’importanza di essere se stessi e rendersi utili per il genere umano, vi presenta Ugo e il suo mondo talmente reale da sembrare allucinatorio.

UGO SETTE - Nato per caso a Parigi nel 1977 anno in cui a Londra esplodeva il Punk, ha trascorso l’infanzia a Mestre, posto in cui le B.R. esplodevano occasionalmente colpi di pistola. Per il resto non succedeva niente di niente. Laureato in Antropologia Filosofica, dal momento che in Italia non riusciva ad insegnare lo fa di tanto in tanto all’estero anche se sempre più di rado. Berlino è la sua seconda casa, ma in Italia non ne ha una prima visti i prezzi. Si occupa con sempre maggiore assiduità di invenzioni e ricerca. Il suo esordio narrativo è stato il racconto Io, il Walkman e Sara sull’antologia “La musica è il mio radar” (Mursia, 2010 a cura di Massimiliano Nuzzolo). Con un altro racconto appare sull’antologia “Mestre per le strade” (Azimut, 2010). L’alieno è il suo secondo romanzo anche se l’ha scritto per primo ed è approdato a InBox dopo una lunga serie di disavventure. Il suo primo romanzo s’intitola L’importanza di chiamarsi Ugo. Tante altre cose in arrivo, ma ora va un po’ di fretta.

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