domenica 12 dicembre 2010

RISVEGLIO

"…Io mio cuore brasiliano

Cammina di fianco, zoppica, inclinato

Da nord al sud della vita

È il cammino più ricercato

Quando è notte e la vita silenzia

Apro nel petto tre occhi al cielo

Nasco dalla luce che nasce il giorno…"

- Coração Brasileiro - Celso Adolfo (paroliere di Milton Nascimento)

Oggi è cominciato il mio risveglio. Mi è venuto il desiderio di riprendere a leggere e a scrivere. Dopo alcuni mesi di grande indifferenza, ritorna il mio interesse per la vita. La mia vita. Quella fatta di scrittura.

Non ho mai smesso del tutto ma, ultimamente, ho dedicato poco impegno e sono rimasta indifferente ad ogni stimolo, aspettando che questa tristezza interiore se ne andasse.

Mio padre non avrebbe approvato questa mia forma di tacere. Era frequente farsi creditore delle mie parole. Non sopportava il silenzio. Quando passavano due settimane e non si vedeva recapitare nulla, prendeva la cornetta in mano e faceva il mio numero per chiedermi perché non gli avevo scritto. Lui preferiva la parola scritta rispetto a quella parlata. Lo rivedo ancora tenere per mano un libro, un quotidiano oppure una penna. E se prendeva la penna si fermava per ore, chinato su un foglio di carta sottile, facendola scivolare leggera assieme ai suoi pensieri, fino ad occupare l’ultimo spazio in bianco disponibile. Rimaneva sempre qualcos’altro da dire. Al suo destinatario faceva scaturire quel desiderio di proseguire la lettura, quindi era normale che la missiva di risposta partisse con urgenza.

Quell’ entusiasmo per la parola, di qualunque forma fosse, doveva essere condiviso. Per forza. I suoi rapporti con le persone nascevano appunto da una condivisione. La conseguenza della sua lettura, del suo ragionamento maturato da quella lettura, doveva sfociare in un dialogo con qualcuno. E trovandosi concorde sull’argomento, ecco che talvolta nasceva una bella amicizia, oppure si perpetuava un bel momento tra lui e qualcun altro, o ancora tra lui e me.

E’ normale che rifacendomi a questi ricordi io sia arrivata a capire che nel mio DNA esiste la stessa necessità di dedicarmi alla parola, di condividere e di continuare i miei rapporti umani facendo come mio padre.

Non saranno capolavori, non ho pretese di questo genere. L’importante è che non si fermi questa corrente che mi ha fatto sopravvivere fino ad ora. La corrente che trascina le mie parole come un mare di emozioni e di sentimenti. Mi auguro un annegamento generale, con tanta gioia e molta voglia di vivere.